Il settore immobiliare cinese sta per collassare
Lo prevede il noto esperto Kenneth Rogoff, che parla di gravi contraccolpi sul sistema bancario del Paese. Rischia di spalancarsi un’altra crisi. Pechino deve ripensare il proprio modello di sviluppo. Ma tra gli analisti ci sono pareri discordi.

Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) -  “Stiamo per assistere al collasso nel settore immobiliare [cinese] e questo colpirà il sistema bancario”. Kenneth Rogoff, professore di economia all’università di Harvard ed ex economista capo del Fondo monetario internazionale, nel corso del Forum AsiaPacific Debt Investor spiega che in questo settore “c’è una bolla [speculativa] ed è imprevedibile come [il suo scoppio] colpirà il sistema bancario”, che ha concesso ampi finanziamenti per gli acquisiti immobiliari e rischia di non recuperare i soldi.

Da anni gli economisti concordano che in Cina i prezzi degli immobili, specie nelle grandi città come Pechino e Shanghai, sono cresciuti in modo eccessivo per effetto di una vera speculazione. Dal 2007 il governo ha aumentato le imposte sugli acquisti immobiliari, alzato i tassi minimi di interesse per i finanziamenti nel settore, sta studiando di inserire un’imposta sulla proprietà immobiliare, ma tutto questo non ha arrestato la corsa al rialzo dei prezzi, favorita anche  dalla facilità di erogazione di finanziamenti bancari. Si è solo avuto un rallentamento nelle vendite immobiliari, che a maggio sono scese del 25% rispetto ad aprile. Invece i prezzi a maggio sono saliti del 12,4% rispetto al maggio 2009, secondo un’indagine statale su 70 città grandi e medie. Ad aprile l’aumento annuale era stato del 12,8%.

I forti continui aumenti dei prezzi continuano ad attirare investitori perché in altri settori la ripresa economica è invece, “molto lenta”, con un “elevato” rischio che torni la recessione, come ha pure detto Rogoff in un’intervista alla Bloomberg Television a Hong Kong. Egli considera i prezzi di Pechino e Shanghai “lontani dalla realtà” e teme che se la bolla esplode la crescita cinese può perdere due punti percentuali nei prossimi 10 anni. L’economista ritiene che un improvviso crollo dei prezzi avrebbe gravi ripercussioni sul sistema bancario, che ha impegnato immense risorse per finanziare gli acquisti che hanno alimentato la bolla speculativa. Egli osserva che gli investitori cominciano a esserne consapevoli e questa incertezza si riflette sulla borsa di Shanghai, che negli ultimi giorni ha avuto le peggiori perdite da un anno. Torna a parlare di una “ripresa a V”, con un primo periodo di contrazione cui può seguire una nuova risalita dell’economia.

Nel 2009 i finanziamenti nel settore immobiliare hanno raggiunto cifre record. Ma di recente molte grandi banche hanno annunciato offerta di azioni per aumenti di capitale, operazioni che spesso mascherano gravi situazioni di perdita finanziaria (ad esempio per impossibilità o difficoltà a recuperare i prestiti erogati) che si vogliono ovviare, appunto, con robuste immissioni di capitale. La Agricultural Bank of China Ltd. ha annunciato una ricapitalizzazione tramite offerta al pubblico per 136 miliardi di yuan (circa 20,1 miliardi di dollari).

Altri esperti non condividono l’analisi e sono convinti che il settore immobiliare “non sia surriscaldato – come dice Stephen Roach, presidente di Morgan Stanley Asia Ltd. – e la domanda immobiliare è molto, molto solida”.

E’ un fatto che di recente gli esperti di Goldman Sachs Group INc, di BNP Panbas SA e di China International Capital Corp. hanno abbassato la previsione per il Prodotto interno lordo cinese per il 2010 dall’11,4% al 10,1%, per l’annuncio del governo di prossime rigide misure per il controllo monetario.

Anche l’economista Sun Mingchum ritiene che “l’esplosione della bolla speculativa immobiliare avrà solo un effetto limitato sull’economia reale e il sistema bancario”.

A sua volta Xu Shaoshi, ministro per il Territorio e le Risorse, ritiene che i prezzi immobiliari possano presto diminuire in alcune regioni, ma senza gravi contraccolpi.

Secondo Rogoff, invece, la Cina deve “ripensare la propria strategia” di sviluppo, perché “è impossibile” che la crescita delle sue esportazioni possa continuare “come nel passato”.