Corte di Strasburgo condanna la Turchia a restituire l’orfanotrofio al Patriarca ecumenico
di NAT da Polis
La sentenza vincolante apre nuovi scenari perché implica il riconoscimento giuridico del Patriarcato ecumenico, negato finora da Ankara. Speranze anche per le minoranze armene, ebraiche e cattoliche. L’orfanotrofio sarà usato in parte come centro internazionale per la protezione dell’ambiente e in parte come centro per il dialogo interreligioso.
Istanbul (AsiaNews) – Con una sentenza presa all’unanimità, la Corte suprema dei diritti di Strasburgo ha imposto ieri alla Turchia di restituire l’orfanotrofio sull’isola di Buyukada (la cosiddetta isola dei principi). Si è concluso così il lungo contenzioso tra il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli ed Ankara.
 
Il contenzioso era iniziato nel 1997 quando le autorità turche con diversi escamotage hanno cercato di sottrarre e procedere alla bonifica del territorio, senza alcun indennizzo per l’orfanotrofio. L’edificio in questione è imponente, integralmente in legno, vero gioiello architettonico costruito nel 1898 da una società francese e acquistato nel 1903 da un magnate greco di Istanbul, Zafiris, per essere donato al Fanar [la sede del Patriarcato – ndr] e poter ospitare gli orfani cristiani . L’orfanotrofio è stato chiuso nel 1964 e lasciato deperire.
 
La sentenza è di grandissima importanza perché per la prima volta la Corte di Strasburgo impone, allo stato la restituzione dell’immobile senza permettergli alcun compromesso, come versare un indennizzo in denaro, tenendosi la proprietà dell’immobile (restitutio in integrum).
 
Un altro fatto importante è che a causa di questa sentenza avviene un esplicito riconoscimento dello stato giuridico del Patriarcato. Sinora infatti Ankara non ha riconosciuto il Patriarcato ecumenico, sebbene vi sia un certo miglioramento nei rapporti tra Ankara e Fanar, soprattutto dopo l’insediamento al governo del partito di Erdogan , l’AKP.
 
Lo stesso premier Erdogan, accompagnato dal patriarca ecumenico Bartolomeo I, il 15 agosto del 2009 aveva visitato l’orfanotrofio per la prima volta, e da allora aveva dichiarato a più riprese che non si sarebbe opposto a una sentenza della corte di Strasburgo.
 
Occorre ricordare che non avendo nessun riconoscimento giuridico da parte delle autorità turche, al Patriarcato ecumenico è proibito avere qualsiasi titolo proprietario in Turchia. Ad esso è permesso solo di servire le necessità religiose della comunità ortodossa di Istanbul. La stessa sede del Fanar appartiene al Vakif (Fondazione) di San Giorgio. Lo stesso vale anche per le altre minoranze religiose in Turchia.
 
Negli ambienti politici e diplomatici di Strasburgo si commenta che questa sentenza apre delle prospettive alle altre minoranze religiose riconosciute dalla Turchia, come quella armena ed ebrea, in accordo con il trattato di Losana(1923). La sentenza apre speranze anche per la minoranza cattolica, che vive in uno status incerto e cerca di sopravvivere mantenendo e conservando alcuni pochi immobili tra mille difficoltà ed incertezze .
 
Data l’importanza, la notizia della sentenza è stata messa in risalto con ampiezza dai media turchi. E. Bajis, ministro per gli Affari Europei, interrogato dai giornalisti, ha ammesso che se lo aspettavano, ma non ha saputo dire se si faranno le necessarie aperture per il riconoscimento.
Tempo fa primo il premier Erdogan aveva chiesto  a Bartolomeo che uso il Fanar avrebbe fatto dell’orfanotrofio nel caso in cui venisse in possesso. Bartolomeo gli aveva risposto che l’intenzione era di adibire una parte a centro internazionale per la protezione dell’ambiente e un'altra parte a un centro per il dialogo interreligioso.