Teheran libera un altro impiegato dell’ambasciata britannica
Rimane in prigione ancora il capo dell’ufficio di analisi politiche. La divisione nella leadership si allarga. Un gruppo di studiosi islamici a Qom dichiara “invalide” le elezioni e la vittoria di Ahmadinejad e chiede la liberazione dei prigionieri.

Teheran (AsiaNews/ Agenzie) – Le autorità iraniane hanno rilasciato un altro impiegato locale dell’ambasciata britannica a Teheran. Degli otto arrestati più di una settimana, ne rimane solo uno in prigione a Evin. Si tratta del responsabile dell’ufficio di analisi politiche, accusato di agire contro la sicurezza nazionale.

Nelle scorse settimane l’Iran ha accusato varie volte la Gran Bretagna di essere fra i fomentatori delle manifestazioni di piazza seguite alla rielezione di Ahmadinejad come presidente. Centinaia di migliaia di persone hanno dimostrato la loro opposizione per il presidente rieletto, accusando di brogli il voto.

La guida suprema Alì Khamenei e Ahmadinejad continuano ad incolpare la comunità occidentale e in particolare la Gran Bretagna di aver suscitato i disordini. A molti osservatori le accuse sembrano un modo di coprire una profonda divisione creatasi nella leadership e nella società iraniana, la più acuta dall’esistenza della Repubblica islamica.

Ieri, alle voci dell’opposizione si sono aggiunte quelle di un gruppo di studiosi islamici di Qom, la città dove vi sono le più importanti scuole di teologia. In totale opposizione a quanto dichiarato da Khamenei, il gruppo afferma che le elezioni del 12 giugno scorso sono “invalide”. Gli studiosi chiedono anche il rilascio di tutti gli iraniani arrestati durante le proteste. Secondo fonti interne al Paese dovrebbero essere un migliaio. Fra essi sono compresi personaggi politici e giornalisti.