Iran: il boia torna a colpire, 15 esecuzioni in una settimana
Nel carcere di Evin impiccata una donna colpevole di omicidio e tre uomini. Sabato scorso a Taybad giustiziati sei trafficanti di droga. Teheran: la pena di morte “mezzo efficace” per garantire la sicurezza.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) – Quindici impiccagioni in meno di una settimana: la “giustizia” in Iran torna a colpire e non risparmia nemmeno persone che, al tempo del reato, erano minorenni. Ieri le autorità carcerarie di Evin – la famigerata prigione per detenuti politici a Teheran – hanno eseguito la condanna a morte di Zeinab Nazarzadeh (una donna di 28 anni), Hamid, Safarali Nasiri (30 anni) e Hasanali.
 
La notte precedente l’impiccagione, i familiari di Zeinab Nazarzadeh – accusata di aver assassinato il marito – hanno lanciato un disperato appello chiedendo la sospensione della condanna. L’invocazione è rimasta inascoltata: la donna, che ha trascorso gli ultimi due anni in carcere, è stata uccisa all’alba. La madre è morta due mesi fa di crepacuore per le sofferenze patite dalla figlia; stupri, violenze fisiche e psichiche sono una prassi comune nelle prigioni iraniane.
 
Dall’inizio di maggio sono state eseguite altre 11 sentenze di morte nelle carceri di Teheran, Isfahan, Rasht, Ardabil e Taybad, nella provincia nord-orientale di Khorasan. Sabato scorso a Taybad, nei pressi del confine con l’Afghanistan, sei trafficanti di droga sono stati impiccati. Un settimo uomo, Abdolbaret Noorzehi, è stato giustiziato a Khash perché colpevole di omicidio.
 
Nei giorni scorsi aveva suscitato clamore l’uccisione di Delara Darabi, condannata a morte per l’omicidio di un parente; il fatto è avvenuto nel 2003, quando la ragazza aveva 17 anni. All’inizio Delara, diventata famosa per i quadri dipinti negli anni di carcere, si era addossata la responsabilità del crimine per salvare dall’impiccagione il fidanzato. Una sua successiva ritrattazione non è stata presa in considerazione dalle autorità iraniane, le quali hanno confermato la condanna a morte eseguita il primo maggio scorso.
 
Le ultime esecuzioni portano a 85 il numero delle persone giustiziate dal regime iraniano, che punisce con la morte i trafficanti di droga, gli assassini e i dissidenti politici. Nel 2008 sono state eseguite 246 condanne a morte, un centinaio in meno rispetto al 2007 in cui i giustiziati furono 335. Teheran afferma che l’uso della pena di morte è un “mezzo efficace” per migliorare il livello della sicurezza nella società.