Immigrazione, le Chiese dell’Asia chiedono soluzioni “condivise”
di Santosh Digal
“Aiutare i migranti” e promuovere “adeguate politiche sociali”: sono gli obiettivi emersi da un convegno che ha riunito 18 conferenze episcopali asiatiche. Un problema affrontato da Papa Benedetto XVI domenica scorsa durante l’Angelus, che ha invitato i governi alla “responsabilità”.

Manila (AsiaNews) – Le Chiese dell’Asia devono trovare un “approccio comune” alla questione dell’immigrazione, fornire risposte che siano in grado di “aiutare i migranti ad affrontare le problematiche della vita di ogni giorno” e guidare i governi nell’elaborazione di “politiche di assistenza sociale” che sappiano migliorarne la qualità della vita. È l’invito espresso dal presidente dei vescovi filippini Angel N. Lagdameo, formulato in occasione di un vertice delle Chiese asiatiche che si è tenuto la scorsa settimana a Manila.

Parlando a una platea composta da oltre 40 delegati fra i quali vescovi, preti, religiosi e laici provenienti da 18 Paesi dell’Asia, il prelato ha ribadito che le “Chiese locali devono condividere prospettive e soluzioni” per risolvere il problema dell’immigrazione. All’incontro, promosso dalla Commissione cattolica internazionale sulla migrazione (Icmc) fondato nel 1951 da Papa Pio XII, con base a Ginevra, hanno partecipato rappresentanti delle Chiese del Vietnam, Myanmar, Timor Est, Filippine, Nepal, India, Bangladesh, Sri Lanka, Taiwan, Hong Kong, Corea del Sud, Malaysia, Giappone e Singapore.

Anche Papa Benedetto XVI ha affrontato il problema dell’immigrazione nell’Angelus di domenica scorsa, invitando alla “responsabilità” i governi dei Paesi nei quali si dirige “chi è in cerca di una vita migliore” e sottolineando la necessità di “migliorarne le condizioni di vita” pur combattendo “i fenomeni criminali che troppo spesso accompagnano le migrazioni clandestine”. Papa Ratzinger ha voluto richiamare l’attenzione sulla questione immigrazione chiedendo “la generosa collaborazione di singoli e istituzioni per affrontarlo e trovare soluzioni”, con senso di “responsabilità” e “spirito umanitario”.

Secondo un rapporto Onu sui migranti, vi sono oltre 22 milioni di lavoratori stranieri in Asia e 50 milioni di asiatici sparsi in tutto il mondo, in cerca di un impiego o già occupati. Durante il discorso di apertura del convegno a Manila, il segretario generale della Conferenza dei vescovi dell’Asia (Fabc), mons. Orlando B. Quevedo, ha ribadito che il fenomeno della migrazione non rappresenta un “lusso” delle società moderne ma è un segno evidente della loro “povertà” e ne sottolinea gli “effetti negativi sulle strutture familiari”. Una presa di posizione condivisa dal capo della Chiesa filippina, il quale afferma che “le migrazioni cambiano le strutture familiari e possono persino distruggerle”. “La migrazione rompe i legami all’interno dei nuclei familiari – dice mons. Lagdameo – e aumentano i casi di famiglie con un solo genitore o con il figlio maggiore che si prende cura dei fratelli più piccoli”. Il prelato lancia inoltre una precisa accusa a politici e governanti, che incoraggiano il fenomeno della migrazione “per un mero tornaconto economico” senza tenere conto delle “pesanti ripercussioni sociali e familiari”.

Il presidente della Conferenza episcopale filippina invita le singole diocesi e parrocchie locali a “prendersi cura dei lavoratori migranti” e a creare “una rete di collaborazione reciproca fra le diverse Chiese dell’Asia”, perché il fenomeno non riguarda solo “le famiglie” ma “intere comunità”. Egli sottolinea infine la “grande opportunità” di evangelizzare che è strettamente legata al fenomeno dell’emigrazione: “una possibilità – conclude mons. Lagdameo – che deve avvicinare i migranti alla Chiesa e la Chiesa ai migranti”.