Il Comitato Olimpico internazionale si scusa: abbiamo “ingannato” la stampa
Pechino ammette che anche per i giornalisti ci sarà la censura su internet. Dirigente Cio chiede scusa per le promesse non mantenute e conclude che occorre fare come dice la Cina. Intanto la squadra giapponese valuta se venire qui con una maschera antipolveri.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Scuse ufficiali verso i giornalisti da parte di Kevan Gosper, presidente della Commissione stampa del Comitato olimpico internazionale, per la censura cinese sui siti internet loro destinati per le Olimpiadi.

Il Comitato organizzatore delle Olimpiadi (Bocog) ha ammesso che sono bloccati i siti che parlano del gruppo spirituale Falun Gong, proibito in Cina quale “culto malvagio”. Da giorni i giornalisti lamentano che i loro siti internet sono censurati, ma il Bocog si difende citando non meglio spiegate “ragioni tecniche”. Sono anche bloccati, tra gli altri, i siti che parlano di Tibet, dissidenti cinesi, gruppi per la tutela dei diritti come Amnesty International e Reporter senza frontiere.

Ora Gosper, in un’intervista al South China Morning Post, si scusa verso la stampa per averla “ingannata” per 7 anni, assicurando che “a Pechino ci sarebbe stato pieno, aperto e libero accesso a internet durante i Giochi per permettere il loro lavoro”. Ammette di avere saputo “che funzionari Cio hanno concordato con i cinesi che alcuni siti sensibili sarebbero stati bloccati”. E conclude che, comunque, “non posso dire io ai cinesi cosa debbono fare”, “parliamo di un Paese comunista dove c’è la censura. Devi accettare quanto ti dicono che puoi avere”.

Lapidaria la risposta di Sun Weide, dirigente del Bocog,  che “sarà garantito adeguato accesso [a internet] perché i giornalisti esteri possano fare articoli sui Giochi”. Ma non chiarisce se i loro e-mail e articoli saranno “controllati”. Appena l’8 luglio, Sun aveva ripetuto che “un pieno accesso a internet è molto importante per i giornalisti”. “Per i giornalisti ci sarà, nelle maggiori strutture olimpiche, un pieno accesso a internet”.

Diversi giornalisti hanno anche lamentato che sono stati maltrattati da funzionari di sicurezza, quando la settimana scorsa hanno cercato di intervistare la gente in fila per comprare i biglietti per le gare. A un giornalista danese è stata tolta e fracassata in terra la macchina fotografica mentre ritraeva la gente in fila.

Intanto Takao Akama, professore dell’università Waseda di Tokyo e medico del Comitato olimpico giapponese, propone agli atleti di indossare le maschere usate dagli operai edili, per proteggersi dall’inquinamento. Si ha sempre meno fiducia che l’aria di Pechino sia davvero meno inquinata durante i Giochi e si temono danni per l’alta concentrazione di polveri sottili, gas di scarico dei veicoli e fumi industriali. Pechino parla di preoccupazione “esagerata”. Ma nei giorni scorsi la città è stata avvolta da una coltre lattiginosa di smog, che solo ieri pioggia e vento hanno iniziato a spazzar via.

Du Shaozhong, vicedirettore dell’Ufficio per la protezione ambientale di Pechino, dice che “la qualità dell’aria è migliorata del 20%”. E ripete le statistiche secondo le quali Pechino a luglio ha già avuto “25 giorni di aria pulita”, sebbene sia stata quasi sempre avvolta dallo smog.