Pakistan, solo il governo può vincere contro il lavoro minorile
di Qaiser Felix
In occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile, la Chiesa condanna il fenomeno e chiede al governo un vero intervento per combatterlo. Ashir, 7 anni, non parla della Giornata: è troppo occupato a lavorare nell’autofficina dove è stato assunto un anno fa.
Lahore (AsiaNews) – Come molti altri Paesi, anche il Pakistan celebra oggi la Giornata mondiale contro il lavoro minorile. Diverse organizzazioni per i diritti umani hanno organizzato manifestazioni ed incontri per sensibilizzare la popolazione al problema, ma sfortunatamente migliaia di bambini lavorano, anche oggi, senza sapere che si sta parlando della loro vita.
 
Ashir, 7 anni, lavora in un’autofficina davanti a casa mia da più di un anno. Lo incontro ogni mattina, e ci salutiamo: oggi non ha molto tempo per parlare, dato che il lavoro è molto ed il suo datore di lavoro non vuole che parli di “cose senza senso” come questa Giornata. Ashir non è mai andato a scuola e non ne ha neanche mai visitata una. Ha sempre pensato a lavorare, per guadagnare denaro da portare a casa: non sa neanche il significato del termine “lavoro minorile”. Al momento, prende meno di dieci dollari al mese, perché è “in apprendistato”. Ma è ottimista, perché sa che fra qualche anno potrà guadagnare qualcosa in più.
 
Come lui, centinaia di migliaia di bambini pakistani lavorano per tutto il Paese, senza alcuna consapevolezza dei propri diritti. Nadeem Anthony, attivista per i diritti umani, dice: “Quello del lavoro minorile è un serio problema sociale. Il governo dovrebbe intraprendere dei veri sforzi per eliminarlo, invece di trovare delle giustificazioni per la sua esistenza”.
 
Il segretario della Commissione episcopale per la Bibbia, p. Emmanuel Asi, aggiunge: “La Chiesa condanna questo male, che dobbiamo affrontare molto seriamente. Purtroppo, il motore del lavoro minorile è la povertà, che impera in tutto il Paese. Per mangiare, lavorano tutti”. Anche se il problema è diffuso ovunque, continua, “è particolarmente forte nelle aree rurali e nella parte interna della provincia del Sindh. Qui, i bambini sono coinvolti in traffici oscuri, molto pericolosi. Anche se le Ong fanno molto per questa situazione, non si può pensare di risolverla senza un vero intervento del governo. E’ la sola realtà che lo può sconfiggere”.