Papa: giustizia, solidarietà e pace guidino l’azione degli Stati
Benedetto XVI ha ricevuto un gruppo di ambasciatori, tra i quali i rappresentanti di Bangladesh e Sri Lanka. Al primo ha parlato della necessità di valori condivisi per costruire una solida democrazia e della cura del bene comune che deve guidare i responsabili politici. Con l’ambasciatore di Colombo ha raccomandato la via del negoziato ed evidenziato come la lotta al terrorismo va condotta rispettando i diritti umani.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “E’ un dovere di giustizia” che la comunità internazionale “sia vigilante” sulla distribuzione delle ricchezze del pianeta, perché i Paesi che hanno dei beni nel loro suolo ne siano i primi beneficiari e i Paesi ricchi non se ne approprino solo per sé. Giustizia e solidarietà, rifiuto della violenza e fraternità dovrebbero infatti guidare i rapporti internazionali. E’ il tema centrale che Benedetto XVI ha sviluppato, ricevendo oggi in Vaticano un gruppo di ambasciatori per la presentazione delle Lettere credenziali, tra i quali i rappresentanti diplomatici di Bangladesh e Sri Lanka.
 
La riflessione del Papa è partita dall’affermazione che “la misura fondamentale in campo politico è la ricerca della giustizia, perché siano sempre rispettati la dignità e i diritti di ogni essere umano e tutti gli abitanti di un Paese possano condividere la ricchezza nazionale”. La comunità umana, però, non dovrebbe fermarsi alla sola giustizia, dovendosi invece “manifestare la solidarietà verso i popoli più poveri”. Va anche sviluppata la fraternità, per permettere “edificare società armoniose nelle quali regnino la concordia e la pace” e per affrontare gli eventuali problemi che potrebbero sorgere “attraverso il dialogo ed il negoziato e non attraverso la violenza sotto tutti i suoi aspetti”.
 
La necessità che per costruire una solida democrazia i cittadini di un Paese condividano i valori che ispirano le istituzioni democratiche e le loro procedure, così come il rispetto per la dignità delle persone ed i diritti umani era stato, poco prima, l’argomento centrale del discorso che Benedetto XVI ha rivolto a Debapriya Bhattacharya, nuovo rappresentante del Bangladesh presso la Santa Sede.
 
Riferendosi poi alla preparazione delle prossime elezioni generali nel Paese, Benedetto VI ha sostenuto che “soprattutto coloro che concorrono a pubblici uffici debbono rinunciare agli interessi personali per salvaguardare il bene comune della popolazione che essi rappresentano e della quale sono al servizio”. All’ambasciatore che gli aveva parlato della “sfida” di ricostruire le istituzioni rappresentative, Benedetto XVI ha risposto che il compito cruciale di ricostruire la fiducia “esige una forte condotta da parte di uomini e donne che siano degni di fede, leali e competenti”.
 
Il desiderio di pace, è stata invece il tema centrale del discorso che Benedetto XVI ha rivolto all’ambasciatore di un Paese, lo Sri Lanka, devastato da un pluriennale guerra civile. E’ un’aspirazione, nelle parole del Papa che accomuna cattolici, buddisti, indù e musulmani del Paese. Di fronte alle violenze che purtroppo continuano, “franche e sincere trattative, senza preoccuparsi dell’investimento di tempo e risorse che esse richiedono, sono l’unico sicuro strumento per arrivare alla riconciliazione ed affrontare i problemi che hanno a lungo impedito una pacifica coesistenza”.
 
All’ambasciatore Tikiri Bandara MaduwegederaBenedetto XVI ha poi detto che gli attacchi terroristici non sono “mai giustificabili” e “costituiscono sempre un’offesa all’umanità”. Ma anche gli “attacchi arbitrari” che non solo non servono gli interessi dei diversi gruppi, ma provocando “indiscriminate reazioni” fanno proseguire il “ciclo della violenza, che offusca la verità, perpetua la sequenza di accuse e contro-accuse e lascia la gente disillusa e sconfortata. Per questo – ha concluso – la lotta contro il terrorismo deve essere sempre condotta nel rispetto dei diritti umani e secondo la legge”.