Papa: sia liberato il vescovo di Mosul e si fermi la volenza in Terra Santa
Appelli di Benedetto XVI che all’Angelus esprime tristezza per il rapimento di mons. Rahho ed esorta a proseguire negli sforzi per dare un futuro all’Iraq. Ad israeliani e palestinesi chiede di fermare la spirale di violenza: solo mostrando rispetto per la vita umana, la terra di Gesù potrà avere pace.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Il dolore del Papa per la drammatica realtà del Medio oriente, con gli scontro nella Striscia di Gaza ed il rapimento del vescovo di Mosul – per il quale aveva già espresso dolore all’indimani del sequestro -  si è espresso oggi al momento della recita dell’Angelus, quando, rivolgendosi ale 40mila persone presenti in piazza San Pietro, Benedetto XVI ha lanciato due appelli dedicati alla angosciante situazione della regione.

“Con profonda tristezza – ha detto dopo la recita della preghiera mariana - seguo la drammatica vicenda del rapimento di mons. Paulos Faraj Rahho, arcivescovo di Mossul dei Caldei, in Iraq. Mi unisco – ha aggiunto - all’appello del patriarca, il cardinale Emmanuel III Delly, e dei suoi collaboratori, affinché il caro presule, oltretutto in precarie condizioni di salute, sia prontamente liberato”.
 
“Elevo, in pari tempo, - ha prosegito - la mia preghiera di suffragio per le anime dei tre giovani uccisi, che erano con lui al momento del rapimento. Esprimo, inoltre, la mia vicinanza a tutta la Chiesa in Iraq ed in particolare alla Chiesa caldea, ancora una volta duramente colpite, mentre incoraggio i pastori e i fedeli tutti ad essere forti e saldi nella speranza. Si moltiplichino gli sforzi di quanti reggono le sorti del caro popolo iracheno, affinché grazie all’impegno e alla saggezza di tutti ritrovi pace e sicurezza, e non venga ad esso negato il futuro a cui ha diritto”.
 
Dopo l’Iraq, la Terra Santa. “Purtroppo – ha detto ancora il Papa - in questi ultimi giorni la tensione tra Israele e la Striscia di Gaza ha raggiunto livelli assai gravi. Rinnovo il mio pressante invito alle autorità, sia israeliane che palestinesi, perché si fermi questa spirale di violenza, unilateralmente, senza condizioni: solo mostrando un rispetto assoluto per la vita umana, fosse anche quella del nemico, si potrà sperare di dare un futuro di pace e di convivenza alle giovani generazioni di quei popoli che, entrambi, hanno le loro radici nella Terra Santa”.
 
“Invito tutta la Chiesa – ha concluso - a elevare suppliche all’Onnipotente per la pace nella terra di Gesù e a mostrare solidarietà attenta e fattiva ad entrambe le popolazioni, israeliana e palestinese”.