L’equivoca proposta di abbassare a 18 anni l’età nuziale
di Nirmala Carvalho
La Commissione legislativa vuole abbassare da 21 a 18 anni l’età nuziale dei maschi, come già è per le donne. Spera di combattere così i matrimoni tra minori, causa di abusi. Esperti: non basta una legge per combattere gli abusi, occorre mutare strutture e sanità.

New Delhi (AsiaNews) – La Commissione legislativa ha proposto ieri di modificare la legge sulle restrizioni per il matrimonio dei minori, abbassando da 21 a 18 anni l’età minima per il matrimonio degli uomini (già è a 18 anni per le donne) e rendendo più rigido il divieto per i minori. Si vuole così combattere il diffuso fenomeno dei matrimoni tra bambini, ma un esperto osserva che questo rimedio rischia di incrementare il male.

La Commissione ha inoltre proposto che il matrimonio per i giovani tra i 16 e i 18 anni sia annullabile dal tribunale, su istanza congiunta dei due giovani, e che sia ritenuto nullo il matrimonio di chi ha meno di 16 anni: l’attuale legge non prevede che sia nullo il matrimonio di ragazze minori di 15 anni, sebbene la Sezione 375 del codice penale considera reato i rapporti sessuali con chi ha meno di 15 anni.

La Commissione nota che il matrimonio di ragazzi giovani è  un acuto problema, specie in alcuna zone, perché molte ragazze sono spinte dai parenti a matrimoni precoci, cosa che spesso le priva della possibilità di avere un’adeguata istruzione e scegliere con libertà la propria vita. Le giovani donne sono così pure più vulnerabili ad abusi sessuali, anche domestici. Una precoce maternità, inoltre, causa spesso problemi durante il parto: nel Paese è elevata la mortalità sia delle partorienti che degli infanti.

I giovani sposi sono anche costretti ad entrare nel mondo del lavoro, incrementando il lavoro minorile. Per evitare abusi, è pure indicato di rendere tassativa la registrazione del matrimonio.

Lenin Raghuvansi, attivista per i diritti umani e direttore del Comitato di vigilanza del popolo sui diritti umani (Pvchr), è critico verso questa proposta. Ad AsiaNews spiega che “è giusto uniformare a 18 anni (che è anche l’età per esercitare il diritto di voto) l’età matrimoniale per uomini e donne. Ma la Commissione non ha considerato che il matrimonio ha aspetti diversi per chi è povero ed emarginato, rispetto al resto della società”. “Ad esempio i Dalit ancora subiscono discriminazioni per il rigido sistema della gerarchia delle caste. In molte zone dell’India, a loro è negata anche una minima istruzione”, “come pure hanno minori possibilità economiche e cure sanitarie”.

“Quando nel 1978 la legge – prosegue l’attivista, Premio Gwangiu 2007 per i diritti umani - ha portato l’età minima per il matrimonio a 18 anni per le donne e a 21 per gli uomini, il parlamento si augurava di stroncare i matrimoni di bambini. Ma non è stato così”. “I matrimoni di bambini, anche se vietati dalla legge, sono ancora diffusi in Jharkhand, Chhattisgarh, Orissa, Rajasthan, Madhya Pradesh e in molti altri Stati. E non soltanto tra tribali e Dalit”. Per questo “un abbassamento dell’età matrimoniale non servirà a combattere questi mali”. “E’ necessario – conclude – che il governo promuova piani di lungo termine per migliorare la salute e l’economia nelle zone rurali, e solo allora si potrà considerare di abbassare l’età del matrimonio”.