Contrordine del ministro islamico: il settimanale cattolico non può usare la parola “Allah”
A una settimana dal permesso di continuare le pubblicazioni “senza alcuna restrizione”, arrivano nuovi ostacoli. Tensioni nella convivenza multietnica. Il problema mette in crisi la politica moderata di Badawi.

Petaling Jaya (AsiaNews) – Il settimanale cattolico della Malaysia, lo Herald, non deve usare la parola “Allah” per riferirsi al Dio dei cristiani. Lo ha ribadito il Ministro degli affari islamici in un apparente contrordine alle indicazioni ricevute dal giornale pochi giorni fa.

Abdullah Mohd Zin, ministro per gli affari islamici ha dichiarato ieri che “La parola ‘Allah’ può essere usata solo dai musulmani. L’uso della parola ‘Allah’ da parte di non musulmani può far crescere tensioni e creare confusione fra i musulmani del Paese”.

La dichiarazione del ministro viene a una settimana da una lettera del governo in cui si rinnovava il permesso di pubblicazione all’Herald “senza alcuna restrizione”, per le sue edizioni in inglese, malay e cinese. Il direttore del giornale, p. Lawrence Andrew, ha dichiarato ad AsiaNews che la mancanza di restrizioni faceva supporre il permesso dell’uso della parola “Allah”.

Molti esperti fanno notare che la parola è in uso fra i cristiani da molti secoli prima dell’Islam e che in lingua malay è comune l’uso di ‘Allah’ per indicare ‘Dio’.

Nel 2002 l’Herald aveva già ricevuto una proibizione simile, ma un intervento dell’allora premier Mahatir Mohammed gli aveva permesso di continuare.

P. Andrew fa notare che il timore di “confondere i musulmani” è infondato: “la pubblicazione è solo per uso interno e non abbiamo abbonati musulmani”.

Il braccio di ferro sull’uso della parola ‘Allah’ è solo un altro capitolo delle difficoltà in cui si trova il Paese, con una costituzione laica e liberale e una forte comunità islamica tentata dall’integralismo.

La Chiesa cattolica ha chiesto alla Corte suprema di dare il suo parere sulla questione. Anche la Chiesa evangelica del Borneo (Sidang Injil Borneo) si è appellata alla Corte. Essa infatti ha ricevuto l’ingiunzione di non importare libri cristiani che contengono la parola “Allah”.

I caso rischia di far crescere tensione fra le diverse comunità etniche e religiose della Malaysia. Ieri un leader sikh, ha dichiarato allo Strait Times di Singapore che anche nella sua comunità si usa la parola ‘Allah’ per indicare il loro Dio.

L’analista politico Farish Noor, in un suo articolo sul suo sito internet ha definito la questione “un problema vuoto”, che  però rischia di minare la visione islamica moderata dell’attuale primo ministro Abdullah Badawi.

Su oltre 23 milioni di abitanti, i malay musulmani costituiscono il 60% e dominano la vita politica; il 25% è di origine cinese, molto influente nell’economia, mentre il 10% è rappresentato da indiani. I buddisti sono il 19,2%, i cristiani il 9,1% e gli indù il 6,3%. I cattolici sono meno di un milione.