Diga delle Tre gole: altri 4 milioni di sfollati
Il governo della municipalità di Chongqing ha approvato l’evacuazione forzata di 4 milioni di residenti dalla riserva del fiume Yangtze, considerati un problema per l’ecologia della zona della diga. Ambientalisti contrari: non si sono ancora risolti i problemi del primo esodo, avvenuto negli anni ’90.
Chongqing (AsiaNews/Agenzie) – L’evacuazione forzata di 4 milioni di persone dalla zona della diga delle Tre gole “è fondamentale per salvare l’ecologia locale, che peggiora di giorno in giorno”. Lo affermano le autorità della municipalità di Chongqing, megalopoli della Cina centrale, per giustificare l’ordine di evacuazione emanato nei giorni scorsi.
 
I residenti saranno spostati dalle “ali” – due zone della municipalità che affacciano sul fiume Yangtze – all’interno del “circolo”, un’area che si trova ad un’ora di macchina dal centro della città. Lo spostamento completo – che quadruplica il volume dell’ultima evacuazione forzata – avverrà nel giro di 10 anni.
 
Il vice sindaco di Chongqing, Yu Yuanmu, ha detto ieri: “Da una parte, la situazione ecologica della riserva naturale delle Tre gole è molto fragile, non può sopportare un’urbanizzazione così massiccia e densa. D’altra parte, la zona è già densamente abitata: questo non consente sviluppo industriale e crea problemi sociali”.
 
Il piano è stato approvato 2 settimane fa dal Consiglio di Stato, una decisione che per alcuni è stata presa per protestare contro le politiche energetiche dell’ex presidente Jiang Zemin. Infatti, nonostante la diga risolva i problemi energetici della zona, è stata molto criticata per il suo costo (22,5 miliardi di dollari), per il danno causato ai numerosi reperti culturali della zona e per il danno all’ecologia della zona.
 
Il governo ha stanziato degli incentivi economici per coloro che decideranno di spostarsi in maniera volontaria, ed ha presentato il piano come “un miglioramento della vita dei residenti”. Wu Dengming, presidente della Lega ecologica di Chongqing, è meno ottimista: “I problemi causati dalla prima evacuazione forzata della zona, avvenuta negli anni ’90, non sono ancora stati risolti. Non credo che ora la situazione sia più facile”.