Liberate il cristiano O'Connor per sconfiggere il fondamentalismo
di Bernardo Cervellera

La testa tumefatta di Paul Johnson pende sanguinante dalle mani di uno sconosciuto nel video-on line di Al Qaeda che ne annuncia la decapitazione. É l'ennesima sconfitta della civiltà ad opera della barbarie.

AsiaNews ha chiesto ad alcuni intellettuali musulmani di commentare questa esecuzione. Risposta: questo non è vero Islam, questa è solo politica; Al Qaeda uccide perché vuole distruggere il regno saudita.

L'affermazione è vera: fra i programmi di Al Qaeda vi è la distruzione di tutte le leadership musulmane che sono venuti a patti con l'odiato mondo occidentale e prima fra tutte la casa dei Saud che permette che la terra sacra dell'islam sia calpestata da stranieri e infedeli.

Ma l'affermazione è vera solo in parte. In tutta la storia dell'islam vi è stata una lotta intestina per chi viveva l'Islam più puro e si bollava come "infedele" il musulmano che si staccava dal passato. La tradizione iconoclasta e  manichea, della guerra fra bene e male, del bene sul male – concretizzato in un nemico politico, bollato come "straniero" o "pagano"  - attraversa tutti i secoli di storia dell'islam.

Non è sufficiente che si dica "quello non è vero islam": è necessario che l'Islam mostri in concreto la sua faccia tollerante e dialogica accusando queste deviazioni crudeli non solo come scelte politiche, ma bollandole come tradimento della fede islamica, amante della vita.

Il Papa in Kazakhstan, a pochi giorni dall'attacco dell'11 settembre aveva chiesto a tutto il mondo islamico di bollare il terrorismo come qualcosa che offende la dignità umana (elemento politico), ma anche la sacralità di Dio (elemento religioso).

È vero che in questi giorni, per Johnson si sono levate - forse per la prima volta – delle voci islamiche a sua difesa. Un collega di Johnson, che si firmava con lo pseudonimo "Al Mumin" (il credente), ha inviato un e-mail in molti siti arabi, anche quelli fondamentalisti, nella speranza di venire a contatto con i rapitori. Nel messaggio egli cita una frase del profeta Maometto: "Se viene loro garantita protezione, allora vi è proibito ucciderli, derubarli, ferirli". Alcuni giorni prima  6 dottori coranici  hanno denunciato come "un peccato grave" il rapimento degli stranieri.

Ma il vero problema viene dall'Arabia Saudita. Per secoli  la casa dei Saud – e la famiglia reale di oggi – ha sostenuto un islam wahabita fra i più intolleranti e violenti, come cemento per il suo potere. Ora questo islam distruttivo gli si rivolta contro.

Ma se la casa dei Saud vuole sopravvivere, deve diventare non promotrice del fondamentalismo – come ha già fatto nell'Africa e nel Sud est asiatico – ma offrire una possibilità di islam capace di convivere con altre religioni.

Nei giorni scorsi abbiamo pubblicizzato la situazione del cattolico Brian O'Connor, arrestato per aver predicato il vangelo a Riyadh. Le guardie carcerarie lo hanno torturato e "giocato a pallone" con la sua testa. Un regime che sopporta queste umiliazioni dell'uomo, dà spazio inevitabilmente ad altre umiliazioni e decapitazioni.

Che l'Arabia diventi un luogo di libertà religiosa : questa è la strada per sconfiggere il fondamentalismo. Grazie a tale libertà, sarà possibile avere scuole che insegnino la tolleranza; la società valorizzerà la donna nella sua individualità; l'economia non avrà il profitto materiale come unico criterio.