Hà Tĩnh: 18mila persone protestano di fronte alla sede del Formosa Plastic Group
La manifestazione è iniziata grazie a 1000 parrocchiani di Đông Yên, cui si sono aggiunti migliaia di cattolici e non. La polizia è intervenuta ma poi si è ritirata per il grande numero dei dimostranti. Chiesta la chiusura dell’azienda e il pagamento dei danni ambientali: “Non ci fermeremo, ne va del futuro dei nostri figli”.
Hanoi (AsiaNews) – Oltre 18mila persone hanno manifestato a sorpresa davanti ai cancelli del Formosa Plastic Group, azienda taiwanese dell’acciaio colpevole dell’emergenza inquinamento che da mesi colpisce il mare delle province centrali del Vietnam. È accaduto il 2 ottobre scorso nella città di Kỳ Anh (provincia di Hà Tĩnh).
A dare inizio alla contestazione sono stati 1000 parrocchiani della chiesa di Đông Yên, situata vicino alla sede dell’azienda, nell’area economica di Vũng Áng. I fedeli si sono diretti di primo mattino all’entrata dell’industria per un sit-in. In seguito, migliaia di abitanti locali, cattolici e non, attirati e incuriositi, si sono uniti alla protesta. Persone sono giunte dalla altre parrocchie e villaggi vicini.
I manifestanti chiedono l’immediata sospensione dello scarico dei liquidi di scarto del Formosa Group nel fiume Quyền, sulle sponde del quale vivono migliaia di pescatori e agricoltori. Inoltre, la popolazione esige una compensazione adeguata per i danni ricevuti e l’espulsione dell’azienda dal suolo vietnamita.
Da aprile 70 tonnellate di pesci sono morti a causa dell’inquinamento causato dall’industria taiwanese, che scaricava su 200 chilometri di costa i propri rifiuti. Più di 200mila persone delle province di Nghệ An, Hà Tĩnh, Huế e Quảng Bình sono state colpite. Il governo non ha ancora rimborsato i 40mila pescatori danneggiati né le altre migliaia di lavoratori dipendenti dal pescato. La Chiesa e la società civile non si stancano di criticare il governo di Hanoi, colpevole di aver ritardato le indagini, non aver tutelato la salute dei cittadini e aver represso con la violenza le manifestazioni pacifiche.
Pochi minuti dopo l’inizio della protesta sono giunti sul posto gli agenti della polizia. Essi hanno formato un cordone protettivo attorno alla sede del Formosa Group, ma quando il numero di manifestanti è cresciuto a dismisura se ne sono andati.
Un giovane racconta ad AsiaNews: “La dimostrazione è avvenuta grazie a cattolici e non, in modo pacifico e per i nostri diritti. Se i capi dell’azienda non soddisferanno le nostre richieste nei prossimi giorni, ci saranno altre manifestazioni”. Altri affermano: “Finché il Formosa Group esiste nel nostro Paese, combatteremo per cacciarlo. Lo facciamo per difendere le persone e il futuro dei nostri figli”.
Per ora il governo vietnamita si è rifiutato di chiudere i rapporti con l’azienda taiwanese – con cui ha un contratto per i prossimi 70 anni – ma si è limitato a multarla di 500 milioni di dollari.
A fine settembre, più di 500 famiglie della provincia di Nghệ An hanno firmato una petizione contro l’industria dell’acciaio. Inoltre, migliaia di persone del distretto di Kỳ Anh hanno inviato lettere di protesta all’Assemblea nazionale per chiedere il pagamento dei danni ricevuti, ma non hanno avuto risposta.
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